Teatri di Pietra – La città che parla con le sue mura

Cagliari, 2 – 30 settembre 2019

Teatri di pietra – la città che parla con le sue mura” è il nuovo progetto de Il crogiuolo (direzione artistica di Rita Atzeri), otto appuntamenti in diversi luoghi cittadini di interesse storico, pensati per raccontare la città facendo vivere il suo patrimonio architettonico.

La rassegna viene proposta nel novero delle iniziative promosse dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari con la linea di intervento denominata Cagliari Paesaggio.

Primo appuntamento lunedì 2 settembre 2019, ore 19:00, nella necropoli di Tuvixeddu con una versione recital di “Sottosuoli”, testo di Giorgio Todde, interpretato per l’occasione dal contraltista Gianluca Belfiori Doro e Rita Atzeri.
Lo spettacolo nasce da un racconto scritto da Giorgio Todde e presentato in anteprima in occasione dell’edizione 2011 di Monumenti Aperti.
Protagonista della piece Dante Caria, pallido abitante dei sepolcri, che scacciato dalla sua dimora a Tuvixeddu, si vede costretto a trovare riparo nella Galleria di via Vittorio Veneto. Un fatto che fa notizia e porta una rampante giornalista d’assolto ad intervistarlo. Occasione inaspettata che Dante Caria coglie per denunciare gli abusi e le “brutture” perpetrate in città da palazzinari senza scrupoli, con il benestare della Commissione Cultura.
Esito inaspettato per l’incontro tra i due.
Il recital prodotto da Il crogiuolo sarà preceduto alle 17:30 da una visita guidata a cura di Legambiente.

Lunedì 9 settembre, ore 20:00, nella Galleria Don Bosco, la compagnia fondata da Mario Faticoni, ripropone un classico del suo repertorio il recital “Alla città morta” di Vito Biolchini, Massimiliano Messina, Massimiliano Rais, con Rita Atzeri, Mario Faticoni, Gisella Vacca e al violoncello Gianluca Pischedda.
17 febbraio 1943: hanno inizio i bombardamenti su Cagliari ad opera degli Alleati. Sono trascorsi ormai 76 anni da quei tragici eventi che distrussero interamente la città. Nonostante la massiccia opera di ricostruzione avviata subito dopo la Guerra, ancora oggi possiamo vedere traccia dei tragici eventi. Allo stesso modo, il ricordo delle bombe, degli edifici crollati e delle centinaia di vite perse è ancora vivo e presente nei sopravvissuti, prezioso promemoria per le generazioni successive. Il recital ricorda quei tragici avvenimenti con le parole di scrittori, poeti e soprattutto con quelle dei sopravvissuti.
Il recital sarà preceduto alle ore 19:30 da una visita guidata a cura di Specus Studi Ipogeici.

Lunedì 16 settembre 2019, ore 19:00, nella Chiesa Santa Rosalia a Pirri, Il crogiuolo propone una selezione di brani tratti dal “Cantico dei Cantici“, tradotto in sardo campidanese da Piero Marcialis, che ne sarà interprete insieme a Rita Atzeri.
Per tradizione, il Cantico dei Cantici è considerato metafora del legame tra Dio ed il Popolo d’Israele, o come simbolo del luogo più santo ed interno del Tempio di Gerusalemme, il Kodesh haKodashim. Attribuito a Salomone, come il libro della Sapienza, fu dunque inserito nella Bibbia ebraica e cristiana.
Nel suo studio, Guido Ceronetti ci offre una traduzione del testo di straordinaria bellezza, sciogliendolo dalla necessità di un’interpretazione strettamente mistica, restituendogli la dimensione di un meraviglioso e passionale inno all’amore umano. Senza negare tuttavia che: “Dio nel Cantico non c’è, eppure Dio lo riempie. È poesia erotica il Cantico, eppure l’amore umano non ne è che l’ombra sul muro. Dio cerca Dio nel Cantico, ma Dio non può andare in cerca di se stesso.” La traduzione di Piero Marcialis parte dalla lettura di Ceronetti e la ripropone con la variante linguistica del sardo campidanese.

Martedì 17 settembre 2019, ore 19:00, nella villa di Tigellio, grazie alla collaborazione con Orientare, il crogiuolo propone “Le ceneri di Attilia” di Clara Murtas, con Daniela Musio e Valentina Sulas.
Venne costruito dal romano Lucio Cassio Filippo in onore di sua moglie, la matrona Atilia Pomptilla, nel II secolo. La tomba, decorata all’esterno da una facciata con due colonne (ne è superstite un capitello) e frontone, è composta da un pronao e due camere funerarie.
In base alle iscrizioni metriche latine e greche incise sulle pareti del pronao (CIL X 7563-7578, oggi scarsamente leggibili o distrutte), si può ricostruire la vicenda dei due coniugi, esiliati in Sardegna: Atilia sarebbe morta dopo aver offerto in voto agli dei la propria vita in cambio di quella dell’amato. Nella decorazione del frontone, accanto ai girali fioriti che simboleggiano la iuno di Atilia, si possono notare due serpenti, simbolo del genius di Cassio Filippo: da essi deriva il nome popolare di grotta della Vipera.
Questo monumento è stato salvato dallo studioso Alberto Della Marmora, che durante i lavori di costruzione della strada reale Cagliari-Porto Torres nel 1822 ne impedì la distruzione (sono ancora visibili nella parete rocciosa i fori per le mine, poi rimasti inutilizzati). L’accesso alla grotta della Vipera è consentito al pubblico, che può osservare la tomba dal cortile esterno.
Nel testo di Clara Murtas, che per la seconda volta si confronta con una lettura del monumento, la vicenda di Atilia Pomptilla e Cassio Filippo, momumento all’amore per eccellenza, viene riscritta immaginando un dialogo tra Atilia e una donna vittima di femminicidio.

Il 19 settembre 2019, ore 19:00, nella Chiesetta Sant’Efisio, si propone “Efis Martiri Gloriosu” dall’opera teatrale di Lucio Spiga, adattamento Rita Atzeri, con Marta Gessa, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro, Andrea Busu.
Il presbitero Marco, nel redigere la sua Passio Sancti Ephysii, non poteva certo immaginare che, a distanza di quasi due millenni, il suo racconto sulle eroicità delle virtù del giovne comandante dell’esercito romano, convertitori alla fede cristiana e poi martirizzato, potesse costruire il paradigma narrativo dell’opera teatrale di Lucio Spiga. L’intuizione dell’autore (primo narratore televisivo della processione votiva del primo maggio) è stata quella di mettere mano a una riduzione teatrale del dramma allo scopo di completare, accanto alla poderosa bibliografia letterario – giornalistica quella documentaristica foto – televisiva della partenza e del ritorno del Santo.

Il 21 settembre 2019, ore 21:00, in occasione delle giornate europee del patrimonio al Museo Archeologico, andrà in scena “Memorie dal sottosuolo” di Giorgio Todde con Rita Atzeri e Barbara Sargiu, violino elettrico.
Il recital narra le vicende di Sofonbal e della sua bambina Zain, morte nel 316 A.C., rinvenute a Tuvixeddu ed esposte al museo Archeologico di Cagliari.
“… Per duemila e trecento anni io e Zain abbiamo visto le generazioni succedersi una per volta, ben distinte. E nessuno, proprio nessuno aveva mai pensato di cancellare la memoria neppure di una sola.
Invece in un momento di cecità e di presunzione avevano deciso di dimenticare il passato e pensare solo al presente. E da questa pazzia è nata una tragedia.
Ecco cosa volevano dire quelle macerie e quella cenere di città davanti a noi.
In fondo, azzurro e immobile, lo stagno immenso brillava come l’argento.
E Zain sorrideva…”
Un lavoro incentrato sull’importanza della salvaguardia dei luoghi e della loro storia a scapito di qualsiasi speculazione edilizia e finanziaria.

Il 24 settembre 2019, ore 17:00, dopo la visita alla Torre campanaria della cattedrale, verrà proposto “Sulis Autografo” con Andrea Busu (Dreh) regia di Romano Foddai, produzione Il crogiuolo.
Il Sulis Autografo qui raccontato è una riduzione dell’Autobiografia di Vincenzo Sulis, che si rifà alla produzione dello spettacolo “Scommiato!”, già portato in scena da Il crogiuolo, con Mario Faticoni protagonista. Si parte da Sulis che ricorda nella sua ultima residenza a La Maddalena, gli avvenimenti che lo portarono ad essere avversato dai Savoia, che tanto fedelmente aveva servito, e quindi a trascorrere gran parte della sua vita prigioniero nella torre dello Sperone (oggi Torre Sulis ) di Alghero. Il ricordo prende vita e corpo, come se si stesse assistendo allo scorrere di una pellicola cinematografica.

La rassegna si conclude il 30 settembre 2019, ore 21:00 a Fucina Teatro, La Vetreria con “S’Avolotu” di Piero Marcialis, con Rita Atzeri, Roberto Deiana, Franco Siddi.
Lo spettacolo racconta, in italiano e in “casteddaiu”, uno dei fatti più significativi della storia di Cagliari: la rivolta popolare contro il carovita, che si propagò poi in molti altri centri della Sardegna, tra il 5 e il 27 maggio 1906. Erano i tempi del sindaco Ottone Bacaredda, quando a Roma era capo del governo Sidney Sonnino. Nel 1906 crebbero le manifestazioni di protesta spontanee da parte di diverse categorie di lavoratori e lavoratrici. Il 5 maggio alcune operaie della Manifattura dei Tabacchi si diressero in delegazione al Comune per chiedere al sindaco interventi immediati contro il carovita. Bacaredda, vedendo la scarsa delegazione, sottovalutò l’entità della rivolta, quasi irridendo chi protestava.

Così scriveva Giuseppe Podda nella prefazione a “Quel maggio 1906. Ballata per una rivolta cagliaritana”, testo teatrale di Sergio Atzeni: “Le operaie della Manifattura Tabacchi, interrotta una assemblea, si recarono in delegazione dal sindaco Ottone Bacaredda per sollecitare provvedimenti urgenti contro il continuo rincaro dei viveri. Il sindaco rispose spavaldo: “Quanti siete? Quattro, ed io ho in pugno la città. E’ cara la carne, sono cari i pesci? Non li comperate, contentatevi di baccalà”… La delegazione riferì. Le operaie, indignate da tanta insolenza del primo cittadino, organizzarono un imponente comizio al Bastione S. Remy… Era il segnale dello sciopero generale…”.
La vicenda nello spettacolo è raccontata nelle forme del teatro documento, con la lettura di brani che ricostruiscono i fatti in maniera puntuale e con canzoni che rievocano il clima dell’epoca. Nel racconto, infatti, sono inseriti i canti della tradizione operaia che accompagnarono le lotte popolari del 1900.

Il crogiuolo, Spazio Fucina Teatro,
Centro culturale La Vetreria – Cagliari Pirri
Per informazioni: tel. 070 0990064 – 334 8821892

info@ilcrogiuolo.eu
ilcrogiuolo@gmail.com

Direzione artistica Rita Atzeri

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