NURARCHEOFESTIVAL XVI EDIZIONE
13 – 21 luglio 2024
Il NURARCHEOFESTIVAL tocca il traguardo della XVI edizione. Puntuale, la rassegna storicamente organizzata dal Crogiuolo – sotto la ormai consolidata co-direzione artistica di Iaia Forte, attrice intensa e amica di vecchia data del festival, e Rita Atzeri, anima della compagnia cagliaritana (fondata da Mario Faticoni) – ancora una volta farà sposare, dal 13 al 21 luglio, il patrimonio storico e culturale dell’Isola con il teatro e altri eventi di spettacolo in luoghi di grande interesse archeologico e non solo.
Il cuore del festival quest’anno risiederà nei siti di Villanovaforru, “comune scelto –
come spiega e ricorda Rita Atzeri – perché il primo atto del NurArcheo si svolse diciassette anni fa lì, al Nuraghe Genna Maria, con lo spettacolo Deinas”. Ma il NAF 2024 solcherà non solo i territori della Marmilla ma anche quelli del Nuorese, dell’Oristanese, di Ogliastra e Sulcis, a Villagrande Strisaili, Tortolì, Baressa e Sant’Anna Arresi, che orbiteranno “Intorno al NurArcheoFestival”.
Una programmazione capillare, quella dell’edizione numero sedici, che mette insieme nomi importanti del panorama nazionale e proposte del teatro “made in Sardinia”.
Novità di quest’anno le residenze artistiche a Villanovaforru con lo storico Teatro delle
Albe di Ravenna e a Baressa con la compagnia di danza della catalana Mariantònia Oliver. In scena sfilerà una parata di livello assoluto, che vede protagonisti attrici e attori fra i più rappresentativi dell’attuale panorama teatrale italiano: Valentina Cervi, Elena Bucci, Saverio La Ruina, Giorgina Pi, Iaia Forte, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, Paolo Panaro, Francesca Morello in concerto (compagnia Motus), per citarne alcune e alcuni. “Tutti nomi scelti perché del teatro potessero restituire la dimensione epica e sociale”, precisa Atzeri.
“In un momento storico in cui noi sardi vediamo minacciato il paesaggio e l’ambiente della nostra terra dall’invasione eolica, il NurArcheofestival mi appare ancora di più come una sacca di resistenza, un luogo di militanze e rivoluzione come solo il teatro può e sa essere”, sottolinea la direttrice artistica. “Per più di quindici anni – senza alcuna interruzione neppure nel periodo pandemico, non senza difficoltà, anche economiche, talvolta con la frustrazione di non vedere riconosciuto il valore del nostro lavoro svolto da decenni, ma proponendo sempre una ‘visione’ lunga – abbiamo raccontato storie di resistenza artistica in luoghi stupendi che parlano dell’antica storia, della cultura, della tradizione della Sardegna. Luoghi spesso sconosciuti ai più, che sono stati ri-scoperti, valorizzati, vissuti e amati da pubblico e artisti”, prosegue Atzeri.
Il NurArcheoFestival nasce come festival itinerante e nel corso degli anni questa caratteristica è stata mantenuta ma declinata in maniera differente. “Ci sono infatti dei luoghi pilota, delle ‘capanne nuragiche’, che stanno intorno al ‘mastio centrale del nuraghe’: quest’anno il nostro fulcro è Villanovaforru, dove si svolge la programmazione principale con le ospitalità nazionali”, ribadisce Rita Atzeri, che aggiunge e conclude: “Gli altri luoghi sono luoghi del cuore, a cui ci lega un rapporto solido, di amicizia e profonda gratitudine. Da sottolineare il nuovo ingresso di Baressa, destinato a diventare strategico nei nostri percorsi”.
E il NAF 2024 continuerà a essere un festival dal tempo lungo, perché, come da tradizione, si svolgeranno anche quest’anno le visite guidate ai siti archeologici, che diventeranno poi suggestivi palcoscenici per accogliere gli spettacoli serali.
NurArcheoFestival è organizzato da Il crogiuolo, con il sostegno del MiC, dell’Assessorato della Cultura della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, del Comune di Villanovaforru e con il patrocinio di quello di Baressa e Poi del Consorzio Due Giare.
Il programma: Villanovaforru
Il nucleo principale della XVI edizione del NurArcheoFestivalsarà concentrato, come anticipato, a Villanovaforru. Il via sabato 13 luglio alle 19 nell’area archeologica di Pinn’e Maiolu con una produzione di Ilos Teatro, Sas Comares luvolesas, testo e regia di Elena Musio. Nello spettacolo, tutto in limba, le storie raccontate traggono spunto, oltre che da una serie di ricordi d’infanzia delle attrici in scena (Rosa Beccu, Elena Musio e Teresa Loi), dalla tradizione popolare dei ”Contos de foghile”, propri della cultura sarda. Storie che, in genere, si riferivano a personaggi realmente esistiti e a fatti accaduti, ma che con il passare degli anni assumevano una dimensione fantastica, e che, tramandate oralmente di generazione in generazione, avevano sia una funzione di intrattenimento che educativa.
Si proseguirà alle 20.15, nella stessa location, con Sa Sangia. Malacarne, produzione del Teatro dallarmadio, un racconto scritto da Daniela Littarru in collaborazione con Fabio Marceddu, con la regia di Antonello Murgia.
Sangia è sinonimo di tante cose, ma si avvicina alla rabbia per poi comprendere e declinare altri sentimenti affini, per comodità anche politica spesso la si è equiparata a una cugina della follia, a una sorta di “malacarne”. In questo studio sulla follia si indagano i mille aspetti ancora poco svelati del fascismo, che voleva la donna inquadrata in determinati ruoli funzionali al sistema dispotico, e che, se non inquadrabili, veniva internata in una delle tante categorie che “fuoriusciva” da quelle dettate dal regime.
Il giorno dopo, domenica 14, al Parco archeologico Genna Maria alle 18, ci sarà Zatò & Ychì, regia e costumi di Senio G.B. Dattena, coreografia e danza a cura di Valeria Russo e Lucas Monteiro Delfino, alle percussioni Marco Caredda (Asmed – Balletto di Sardegna). Zatoychi, Zato’ per gli amici, è un invincibile spadaccino cieco della tradizione giapponese. A lui in Giappone hanno dedicato numerose serie tv e di recente un film, e alla sua figura ironica si è ispirato Senio Dattena per la performance. Zatoychi divide in due la sua anima, scindendosi in forma maschile e femminile: diventa così Zato’ & Ychi’, due samurai che si scontrano in tre cruentissimi combattimenti, sostenuti e incalzati nel loro serrato confronto da clangori metallici e dal ritmo profondo delle percussioni.
Alle 20 al Museo Archeologico andrà in scena Tutto tranne Gramsci (produzione Anfiteatro Sud). Lo spettacolo, ideato e diretto da Susanna Mameli, è liberamente ispirato a “Le donne di casa Gramsci” di Mimma Paulesu Quercioli, e vede protagonista Marta Proietti Orzella, in video Renata Manca.Sotto i riflettori c’è Teresina, la più piccola delle sorelle Gramsci, forse la preferita, quella con cui Antonio ha condiviso molti momenti della sua infanzia. È lei che, donna fatta, restituisce questa parte della storia. Quella di lei bambina e delle sue sorelle e fratelli che ancora non sanno e non avvertono lo strano destino che incombe sulla famiglia. Un omaggio alla figura della madre di Antonio Gramsci – una sorta di “madre courage” a tutti gli effetti – che di fronte alle più grandi avversità si rimbocca le maniche e lavora impegnandosi caparbiamente, fino in fondo.
L’area archeologica di Pinn’e Maiolu, sempre il 14, accoglierà, per chiudere la serata alle 21.30, RUTH – la casa Comune: Rifugio e Risonanze, con Francesca Cola, danzatrice, coreografa e danza movimento terapeuta (Compagnia Carovana – Centro nazionale di produzione Virgilio Sieni). La performance è un’esperienza partecipativa che esplora la figura di una creatura antica e futura, una più che umana, una figura di filo che intende generare parentele. Il pubblico è invitato a entrare in contatto con questa entità enigmatica e a riflettere su tematiche come la relazione con il cambiamento climatico, il poter abitare un mondo danneggiato e la costruzione di nuove “case comuni”. La performance sarà un momento di condivisione e di riflessione per l’intera comunità.
Un momento atteso quello di martedì 16 luglio, quando alle 19.30 nell’area archeologica di Pinn’e Maiolu si terrà l’esito finale del laboratorio MI RITROVAI condotto da Marco Martinelli, drammaturgo e regista fra i più apprezzati del nostro panorama teatrale, uno dei fondatori del Teatro delle Albe di Ravenna, vincitore di diversi Premi Ubu. L’esito, un’azione corale, prende le mosse dal laboratorio che si svolgerà nella scuola elementare di Villanovaforru dal 13 al 15 luglio, rivolto a 50 cittadine e cittadini, e che viaggerà da Dante a Cervantes.
Scrive Martinelli: ”L’universalità del racconto dantesco parla a tutti e in ogni latitudine: tutti sappiamo, per esperienza, cosa sia il sentirsi smarriti nella ‘selva’, nelle sabbie mobili della nostra angoscia, sul punto di affogare… Fin qui è l’esperienza di tutti e Dante ci prende per mano e ci sussurra ‘anch’io pellegrino, anch’io esule, anch’io smarrito lungo la via, come voi’. Accantoniamo quindi la retorica del Sommo Poeta, il Padre della Lingua e della Letteratura italiana, accantoniamo il Monumento che intimidisce: Dante è tutto questo, certo, e la Commedia è Divina perché è un romanzo immenso, è cinema, psicanalisi, speleologia, teatro, alchimia di canto e arte che stordisce: ma, prima, Dante è l’uomo che si svela, che ci confessa ‘mi ritrovai’… che indica il fragile cammino della ‘nostra vita’, la vita di tutti. Ma proprio lì, in quella tenebra, lì dove il sipario sembra calare per sempre, proprio lì è possibile trovare la forza per il salto, lì c’è l’Imprevedibile, il Bene – sussurra il poeta al nostro orecchio: ‘il ben ch’io vi trovai’ – da lì potremo intraprendere il viaggio che ci traghetterà dall’oscurità alla luce. Il Paradiso è già in quel primo passo fuori dalla tenebra.
Per questa ‘azione corale’ lavoreremo sui primi due canti dell’Inferno, ai quali mescoleremo frammenti poetici di Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij, Walt Withman e altri poeti della costellazione del “Purgatorio dei poeti”.
Il venditore di fiabe, con Gianluca Podda (chitarra) e Giusy Murgia (voce), produzione Palazzo d’inverno, aprirà la serata del 18, alle 18, nell’area archeologica di Genna Maria. Verrà proposta una rilettura in chiave musicale di una serie di favole famose, capolavori della letteratura, in un intrigante racconto sulla magia delle parole e dei suoni.
Alle 19, stesso luogo, ritorna, dopo lo scorso anno, al NAF Giorgina Pi, talentuosa e innovativa artista, regista di NATA VICINO AI FANTASMI. NATA TEMPESTA. Un diario da ascoltare in cuffia, una produzione di Bluemotion, la compagnia da lei diretta.
“Da quando ho iniziato ad amare Kae Tempest (poetessa e musicista inglese), la mia vita si è riempita ulteriormente di suoni… La mia immaginazione è una sfera irregolare che prende spesso forma tra note, orchestrazioni e voci. Lingue lontane e voci care, pianoforti amati e suoni elettronici e sempre la poesia – sempre! – mi permettono di rimanere altrove, segretamente commossa quando il mondo rischia di farmi troppo male. ‘Nata vicino ai fantasmi. Nata tempesta’ è un abbraccio di minuti intimi, da ascoltare in cuffia, un diario audio di quello che ho vissuto in questi anni immersa nel mondo di Tempest. Piccole gemme di pianti e rinascite di un momento inaspettato dove cose trovate per terra diventavano tesori. È un augurio di rinascita infinita, un atto di gratitudine all’invisibile”.
Un’ora dopo, alle 20, al Nuraghe Genna Maria andrà in scenaArianna nel labirinto, scritto dal giornalista e autore Vito Biolchini, con Salima Balzerani, che firma la regia con lo stesso Biolchini, musiche originali di Stefano Casta ed Enrico Sesselego,(nuova produzione del Crogiuolo, in collaborazione con l’associazione Heuristic di Oristano). Arianna non è più la giovanissima protagonista di uno dei miti più conosciuti di tutti i tempi. È una donna adesso e, ripensando al suo passato, svela particolari inediti del suo amore con Teseo, del matrimonio con Dioniso e della terribile vicenda del fratellastro, il Minotauro. Tutto è cambiato da allora e Arianna ha deciso di assecondare un sogno, che la farà tornare nel luogo più misterioso e terribile di tutti: il labirinto.
Alle 21.30 l’area archeologica di Pinn’e Maiolu diventerà palcoscenico per LA CANZONE DI GIASONE E MEDEA, da Euripide a Seneca, da Apollonio Rodio a Franz Grillparzer e Jean Anouilh, una nuova edizione del progetto con la regia di Elena Bucci, che cura anche l’elaborazione drammaturgica, e la collaborazione di Marco Sgrosso, due personalità di rilievo della scena nazionale, che saranno anche interpreti con Nicoletta Fabbri, Francesca Pica e Valerio Pietrovita (una produzione Le belle bandiere con Centro Teatrale Bresciano).
Entrare nel mito significa anche evocare l’armonia di una lingua perduta cantata e danzata e i riti del ritrovarsi a ridere e a piangere in luoghi dove l’incanto della natura amplificava quello dell’arte. “Indaghiamo le molte versioni di una stessa storia e le ragioni diverse dei personaggi… Medea è una strega straniera capace… di colpire i suoi stessi figli? Una vittima del potere resa folle dall’ingiuria dell’abbandono? Giasone è un traditore, un egoista, un abile stratega che calcola i vantaggi di un matrimonio importante con la figlia del re? La vicenda della madre assassina e dell’eroe greco indegno di gloria continua a spaventarci dopo millenni mentre le parole di Euripide e le successive riscritture del mito introducono temi che ci toccano profondamente: i diritti degli esuli in terra straniera, la violenza del potere nella polis e tra gli individui, la differenza tra amore e possesso, il valore della parola data, il sospetto verso le arti magiche e il timore della conoscenza… Per toccare questa incandescente materia indossiamo maschere contemporanee che mescolano i tratti della tradizione italiana con quelli di antiche culture… Il mito diventa una ballata popolare che narra dell’amore che si trasforma in morte… Come accade nel caso di alcune antiche melodie che si ritrovano in tutto il mondo, rinnova la memoria del patrimonio ereditato da chi ha vissuto prima di noi perché torni ad essere suono vivo, coscienza, catarsi che trasforma il dolore in sapienza…”.
Il 19 luglio la compagnia Bocheteatro proporrà nell’area archeologica di Genna Maria, alle 18, Come d’incanto, testo e regia Monica Corimbi. Una performance in cui si può scivolare in un luogo magico, quasi di sogno, avvolti da stoffe e tulle impalpabili. In compagnia di creature magiche, un canto culla, una voce guida gli spettatori. Chi racconta una storia intreccia ponti di parole che portano lontano, oltre il buio, tra il mondo conosciuto e il mondo dei sogni.
Why Clitennestra, alle 19.30, sarà lo spettacolo, firmato Effimero Meraviglioso e Asmed, che verrà rappresentato alla Scuola Elementare di Villanovaforru, con Miana Merisi e la regia di Maria Assunta Calvisi. Il testo è inserito in “Fuochi”, dove Marguerite Yourcenar ha raccolto una serie di prose liriche collegate dal tema dell’amore. Amori guardati sotto una lente soggettiva e dissonante che fa intravedere possibilità diverse e originali di lettura. Anche nel caso di Clitennestra, dove l’amore prende il sopravvento sulla vendetta. Perché ha ucciso l’unico uomo che ha amato disperatamente e ha aspettato per dieci lunghi anni? Cosa ha da svelarci un uxoricidio in un’epoca di femminicidi efferati e ormai ricorrenti come un virus? Lo spettacolo vuole affondare le mani in questo terreno scivoloso, senza pretendere di dare risposte, e si racconta con le parole, l’intensità dei corpi, con le immagini suggestive proiettate a tutto schermo.
Alle 21.30 ecco arrivare Iaia Forte, che nell’area archeologica di Pinn’e Maiolu INTERPRETA SANDRO PENNA. “La grandezza di Penna nasce da una scelta semplicissima e estrema. Penna è il solo poeta del Novecento il quale abbia tranquillamente rifiutato la realtà ideologica, morale, politica, sociale, intellettuale del mondo in cui viviamo”, scrisse il grande critico letterario Cesare Garboli. “Alla ‘realtà’ Penna antepose, fino alle estreme conseguenze, la sua parola tematica, ‘vita’; ed è stato il solo poeta del secolo a dirci con voce netta e chiara che per essere protagonisti della vita bisogna stare lontani dal traffico, da ogni traffico, e camminare sul marciapiedi”. Alle parole di Garboli fa eco Iaia Forte: “Penso che non ci siano parole migliori di queste per raccontare Sandro Penna. Un poeta che amo da sempre, e a cui da tempo pensavo di dare voce. La sua grazia, sensualità, originalità e mistero mi fanno incontrare le sue parole con lo stesso stato d’animo con cui si va ad incontrare un innamorato. Sono grata di questa occasione, come si è sempre grati a chi ti permette un amore”.
La serata del 20 comincerà alle 18 nella Scuola Elementarecon Cammina cammina lucertolina, produzione di Fueddu e gestu con Maura Grussu e Nanni Melis, musiche di e con Ottavio Farci e Veronica Maccioni, regia di Giampietro Orrù.
Lucertolina, di pietra in pietra, gioca e danza, ma all’improvviso il tempo muta d’umore, il cielo si oscura e la pioggia battente costringe Lucertolina a cercare riparo. Intanto una lenta lumaca ride sorniona, tranquilla nella sua casa ambulante… Attraverso il linguaggio dell’arte e della poesia, Fueddu e Gestu trasporta la fiaba di Maria Lai e Giuseppina Cuccu sulla scena ed è gioco, magia di parole, gestualità e musica dal vivo.
Alle 20 approderà al Museo Archeologico LA STRADA CHE VA IN CITTA’, di Natalia Ginzburg, con Valentina Cervi, attrice di teatro, cinema e tv, figlia d’arte (il padre Tonino) e nipote del celebre Gino, e la regia di Iaia Forte (videoinstallazioni: Giovanni Frangi; costumi: Francesca Di Giuliano; scenografia: Katia Titolo; produzione: Pierfrancesco Pisani – Infinito srl Coop. CMC – Nido di ragno, in collaborazione con Riccione Teatro/Spazio Tondelli).
Lo spettacolo è tratto dal romanzo d’esordio della Ginzburg, una delle più importanti scrittrici del Novecento italiano: la storia di una ragazza, Delia, che sceglie di fare un matrimonio d’interesse, di prendere la strada che va in città. Per poi accorgersi che il vero amore è altrove. Passioni senza via d’uscita, vite alla deriva, anime alla ricerca di un approdo sicuro dove lenire le proprie delusioni: con forte realismo ma senza alcun giudizio morale, l’autrice in questo romanzo descrive la solitudine di un’esistenza che nel gioco della memoria rievoca ciò che le è passato accanto come un mistero incomprensibile e inafferrabile.
Natalia Ginzburg (Levi) nacque a Palermo nel 1916 da padre ebreo e antifascista e madre milanese. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg e con il cognome del marito firma tutte le opere successive. Pubblicò le prime, come ”La strada che va in città”, sotto lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, a causa delle leggi razziali. E a questo romanzo Iaia Forte e Valentina Cervi restituiscono intensità nella regia e in scena.
La serata del 20 terminerà in Piazza Municipio, alle 22, con un’altra attesa ospitalità nazionale: Saverio La Ruina, uno dei profili migliori dell’attuale panorama teatrale di casa nostra, porterà in scena il suo VIA DEL POPOLO, Premio Ubu 2023 come “Migliore nuovo testo italiano o scrittura drammaturgica” e una nomination come “Migliore novità” al Premio Le Maschere del teatro italiano 2023 (disegno luci: Dario De Luca; collaborazione alla regia: Cecilia Foti).
Così si legge nelle note dello spettacolo: “Via del Popolo, un tratto di strada di una cittadina del Sud che un tempo brulicava di attività: due bar, tre negozi di generi alimentari, un fabbro, un falegname, un ristorante, un cinema. Due uomini percorrono la via, un uomo del presente e un uomo del passato. Il primo impiega 2 minuti per percorrere 200 metri, il secondo 30 minuti. È la piccola città italiana a essere cambiata, è la società globalizzata. Ai negozi sono subentrati i centri commerciali e la fine della vendita al dettaglio ha portato via posti di lavoro, distruggendo un modello sociale ancora basato sulle relazioni personali. ‘A cu appartènisi’, chiedevano i vecchi paesani, a chi appartieni? E dalla risposta ricavavano le informazioni essenziali sulla tua identità. Via del Popolo è il racconto di un’appartenenza a un luogo, a una famiglia, a una comunità. Ma quei duecento metri rappresentano anche un percorso di formazione in cui sono gettate le basi della vita futura, dal quale emergono un’umanità struggente, il rapporto coi padri, l’iniziazione alla vita, alla politica, all’amore. E non solo, Via del Popolo è anche una riflessione sul tempo, il tempo che corre ma che non dobbiamo rincorrere, piuttosto trascorrere”.
Il cartellone del NurArcheoFestival a Villanovaforru si chiuderà domenica 21 luglio con altri tre appuntamenti. Si comincerà alle 17, nell’area archeologica di Genna Maria, con uno spettacolo di teatro di figura con attori e burattini, Alla ricerca dei nuragici, ideazione e regia di Ivano Cugia, con Eliana Carrus, Ivano Cugia, Andrea Gandini (produzione Origamundi).
Alle 19.30 sbarcherà al NAF una presenza ormai consueta: Paolo Panaro, attore e narratore di spessore, che nel sito di Pinn’e Maiolu presenterà ENEIDE (produzione Diaghilev). Il poema virgiliano racconta, con straordinarie parole e sorprendenti architetture narrative, la storia di un uomo, Enea, che, dopo aver subìto un grave danno, tenta disperatamente di rifarsi un’esistenza intraprendendo un viaggio per un altrove incerto, ostile, abitato da uomini, dèi e destini diversi. Lo spettacolo, in una versione in endecasillabi del testo e attraverso la tecnica teatrale della narrazione scenica, cerca di stabilire un contatto diretto e attuale con la vicenda umana di Enea, con l’infelice Didone, con il rassegnato Anchise, con i sentimenti assoluti che pervadono i versi di Virgilio e che parlano della vita dell’uomo di ogni tempo: l’odio, l’amore, i legami familiari, la nascita di Roma, il senso di appartenenza a una patria.
Finale “elettrico” alle 22 con il concerto TUTTO BRUCIA SOUNDTRACK, con Francesca Morello. “Tutto Brucia (Music from the Motus Show)” è la colonna sonora originale composta da Morello, in arte R.Y.F., per l’omonimo spettacolo teatrale dei Motus, che la vede protagonista in scena – alle canzoni e musiche live – con Silvia Calderoni, attrice icona di Motus, e Stefania Tansini. La storica compagnia di teatro di innovazione fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, molto conosciuta anche a livello internazionale, due anni fa fu ospite del NurArcheoFestival con una memorabile messa in scena di “Tutto brucia” al Nuraghe Arrubiu di Orroli, una riscrittura delle Troiane di Euripide attraverso le parole di J.P. Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, No Violet Bulawayo, Donna Haraway.
Le musiche di “Tutto Brucia”, già accolto con importanti riscontri di pubblico e critica, sono state composte da Morello in contemporanea con le canzoni confluite nel suo album da solista “Everything Burns”, uscito nel 2021, e intitolato non a caso con lo stesso titolo, adattato in lingua inglese, dello spettacolo di Motus. Si potrebbe definire “un sovversivo incendio electro-punk dagli ideali queer”, aggiudicatosi il titolo di miglior disco italiano su “Internazionale” e in grado di conquistare gli Skunk Anansie, che hanno voluto R.Y.F. ad aprire i loro concerti estivi nel nostro Paese. “Vorrei bruciare tutte le discriminazioni, affinché le persone siano più felici”, ha detto Francesca Morello. Nell’album è contenuto anche il singolo dark dance “Cassandra”, un epico inno di sorellanza accompagnato da un videoclip diretto da Motus con la partecipazione di Silvia Calderoni e Stefania Tansini.
Intorno al NurArcheoFestival
Come anticipato in apertura, sono anche altri i territori e i centri che ruoteranno Intorno al NurArcheoFestival, Villagrande Strisaili, Tortolì, San’Anna Arresi (successivamente verranno comunicati programma e appuntamenti definitivi).
Da sottolineare la presenza di una new entry: il comune diBaressa, dove dall’8 al 13 luglio si svolgerà LAS MUCHISSIMAS, residenza artistica con laboratorio performativo condotto dalla regista, coreografa e danzatrice catalana Mariantònia Oliver, rivolto a donne tra i 65 e gli 80 anni (ma sono ammesse anche più giovani), in collaborazione con Carovana SMI. Il fulcro sarà la felicità, come sentimento radicato e unificante, per esaltare la gioia di essere quello che le donne sono, la soddisfazione di potersi guardare allo specchio, di riconoscere le strade intraprese e di alzare la testa. La felicità di poter raccontare le proprie storie con orgoglio e responsabilità. Las Muchíssimas sono corpi diversi, corpi che parlano, campi di battaglia. Attraverso il corpo si vivono amore, piaceri, dolore, paure, furie, gioie, ferite, identità, sogni, ed è di questi corpi che le donne vogliono riappropriarsi.
Sabato 13 luglio, nella Casa Museo, alle 19.30 si terrà l’esito finale della residenza Las Muchissimas e alle 20 la Compagnia di Danza Mariantònia Oliver metterà in scena lo spettacolo, circuito a livello internazionale LAS MUCHAS.
“Las Muchas” parla di fragilità, di ciò che ha a che fare con l’età, con i corpi che non appartengono più al “corpus” del sociale, che non si trovano più nel “mercato ufficiale”, ma che sono più vivi che mai e soprattutto più liberi: corpi che respirano, pesano, ballano, seducono, si muovono e si posizionano in modo diverso. La performance parla del lasciarsi ascoltare e lasciarsi attraversare dalle esperienze vissute: in senso fisico, emotivo, accidentale, politico.
E il 17 luglio, alle 21, la Casa Museo di Baressa ospiterà LUS, piccola performance di Ermanna Montanari, pluripremiata attrice, autrice, scenografa – 8 volte premio Ubu – anche lei fondatrice del Teatro delle Albe di Ravenna insieme a Marco Martinelli, con cui forma un sodalizio artistico e di vita. I testi sono tratti dal suo libro “L’abbaglio del tempo” (La nave di Teseo, 2021). In dialogo con lei ci sarà il critico teatrale Walter Porcedda.
“Nel casolare in cui vivevo da bambina c’era una stanza al pianterreno che si teneva sempre chiusa, chiamata ‘la camera da ricevere’… La camera si apriva solo due volte l’anno, a Pasqua e a Natale, per accogliere i parenti, tutti abbigliati nei loro goffi vestiti della domenica. Ci si sedeva sulle sedie ancora ricoperte col nylon e si stava a occhi bassi per il pudore di guardarsi nelle specchiere. La camera da ricevere era un luogo ostinatamente cieco e fantasticamente seducente per la mia curiosità infantile. Quella camera era la cassa di risonanza, il risucchio di tutte le voci della natura, di tutti gli attraversamenti del giorno che la stanza trasformava in notte: le cantilene dei braccianti nei campi, il mugghiare delle mucche nelle stalle e il continuo rimestare di vivande. La camera da ricevere era diventata il nascondiglio dove, senza essere vista, potevo confidare le mie avventure canterine e i miei travestimenti, che da lì iniziarono a prendere forma”.
Il programma del NAF 24 è su: www.ilcrogiuolo.eu. Per ulteriori aggiornamenti è possibile visitare la pagina www.facebook.com/nurarcheofestival. Per informazioni, prevendite e prenotazioni chiamare il numero 334 8821892.
Il crogiuolo
Casa Saddi, Pirri
Per informazioni: tel. 334 8821892
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Direzione artistica Rita Atzeri