NUR ARCHEO FESTIVAL
La prima volta a BARESSA

Dal 12 al 20 luglio 2024

Coru Meu” è un concerto dedicato alla musica, al canto e alla poesia Sarda, sia nelle sue declinazioni più tradizionali, che si declinano fino all’accompagnamento del ballo, sia nelle sue rivisitazioni contemporanee.

Il NurArcheo festival, per questa sua sedicesima edizione apre alla Marmilla, scegliendo Baressa come luogo d’elezione per la residenza artistica e gli spettacoli previsti tra il 12 ed il 20 luglio 2024.

La scelta di Baressa è connessa al filo rosso dell’edizione 2024, il festival infatti vuole contribuire a portare l’attenzione sul tema del paesaggio, incluso quello antropizzato, messo al momento fortemente in pericolo dalle operazioni che mirano a portare verso una transizione energetica che ha tutto il sapore della transazione finanziaria. La Marmilla è una terra intensamente coltivata, la terra dei Mandorli e a settembre Baressa si mette a festa per festeggiare le piante che sono sua tradizione e patrimonio. I mandorli in fiore sono uno dei “paesaggi” messi a rischio da chi senza scrupolo alcuno rade al suolo le piante per fare largo alle pale.

Nel nome di questa tutela del paesaggio, che vede l’uomo nel suo agire parte del paesaggio, si svolge a Baressa, presso i locali del Consorzio Due Giare, tra gli enti che danno con il comune il patrocinio gratuito all’iniziativa, si svolge la residenza artistica LAS MUCHISSIMAS , condotta dalla regista e coreografa Maria Antonia Oliver Rivas, di Palma di Maiorca, una presenza internazionale.

Una performance di danza inclusiva di donne over 60 che esprimono con orgoglio la diversità, l’esperienza e l’essere senza pregiudizi o dipendenze. Con un ricco spazio sonoro di Joana Gomila, Las Muchísimas danzano bellezza, felicità e speranza. L’esito del lavoro, iniziato l’8 luglio, si terrà il 13 luglio ore 19.30 a Baressa, nella piazza antistante la Casa Museo in via Eleonora a seuguire Las Muchas della Compagnia di Danza Maria Antonia Oliver Ribas. Il cos nel tempo. I Molti parlano di fragilità, di ciò che tè con l’età, con le cose che non appartengono al corpus del sociale, che ya deixen d’estar nel mercato ufficiale, ma più vius di più di tutte le cose più importanti: le cose che respirano, pesano, ballen, sete, sono ben posizionate in un altro modo. Deixar-se escoltar i deixar-se travessar per les experiències viscudes: physical, emotional, accidental, political, de cobriment i de compromís.

 

L’apertura del festival a Baressa è invece affidata alla compagnia Teatro S’Arza, il 12 luglio, ore 20.30, nella piazza antistante la Casa Museo, con lo spettacolo “ La voce del sentiero”, regia Romano Foddai, con Maria Paola Dessì, Francesco Petretto, Stefano Petretto

 

Lo spettacolo “La voce del sentiero” nasce dallo sforzo narrativo di utilizzare la millenaria cultura popolare, sedimentata nei secoli, come ultimo strumento possibile per potersi orientare nel presente individuando la giusta direzione da percorrere nel  tortuoso e accidentato cammino dell’esistenza moderna . Tre personaggi si trovano sperduti  nei boschi dai quali cercano, disperatamente, vie d’uscita. La loro memoria è offuscata dal tempo e dalle vicissitudini della vita, forse anche da una fuga precipitosa che li ha permesso di salvarsi   ma che li ha trascinati nell’oscurità di un’intricata selva. Tutto lascia presagire che i tre, in un evidente stato di  smarrimento, siano destinati a vagare nei boschi per sempre. I ricordi riaffiorano molto gradualmente riportandoli alle esperienze dell’infanzia, nella inconsapevole lucidità delle menti innocenti capaci istintivamente di trovare soluzioni per la sopravvivenza. Durante il loro percorso di liberazione personale dal loro passato e nella acquisita consapevolezza delle difficoltà del loro presente ritrovano una direzione .Li guida la memoria collettiva di un popolo e dei loro antenati primordiali rappresentati da una vecchia. Essa aveva trasmesso loro l’antica saggezza del canto, aiutandoli a percepire, per potersi orientare nei boschi “la Voce del sentiero”. Sullo sfondo i danni della miseria, le lacerazioni dell’infanzia abbandonata, l’eco delle distruzioni della guerra sugli esseri umani cosi forti e allo stesso tempo cosi fragili.

 

 

La stessa piazza vive il 14 luglio, ore 20.30, con “Che incredibile confusione”  adattamento dell’opera di E. Ionesco “Ce formidable bordel” , regia, adattamento testo, luci  Massimo Melis, con  Bonnie Argiolas, Stefano Mulas, Fabrizio Murgia, Emilia Gallistru, Simona, Marja Scanu, Roberta Bellomonte, Rosy Fadda, Jose Gallistru

produzione Nero Teatro

Lo spettacolo “Che incredibile confusione” è un adattamento dell’opera di E. Ionesco “Ce formidable bordel” una tra le meno rappresentate dell’autore a causa della sua complessità. Assolutamente attuale parla dei mali che ancora affliggono l’uomo nel 2024, la guerra, l’incomunicabilità tra gli esseri umani, personaggi assurdi in situazione assurde come a volte sembra essere assurda la vita, si affannano a vivere tra le risate amare e il cinismo della quotidianità, creando involontariamente situazioni comiche e divertenti. 9  attori e attrici si alternano sul palco inseguendo il personaggio che ha come nome “il Personaggio” . Frutto di un laboratorio e di una preparazione di un anno, il lavoro ha debuttato al teatro Maria Carta di Elmas il 14 Dicembre del 2023.

A chiudere la programmazione il 20 luglio 2024, ore 19.30, sempre nella piazza antistante la casa museo,  sarà DECAMERON, da Giovanni Boccaccio, con Paolo Panaro, produzione Diaghilev

L’anno è il 1348. E a Firenze, la più ricca e potente città d’Europa, infuria la peste nera. Per sfuggire al morbo, sette donne e tre uomini si rifugiano in una villa lontano dalla città. Per distrarsi dai luttuosi eventi, ognuno di loro, per dieci giorni, racconterà una storia al giorno. Ed è grazie a questo “gioco narrativo” che oggi si possono leggere le cento novelle che il Boccaccio mise insieme, incorniciate nel libro di novelle per eccellenza, il «Decameron». Secondo l’attore e regista Paolo Panaro la straordinaria macchina narrativa di questa raccolta scaturisce direttamente dallo spettacolare evento catastrofico della peste di Firenze. Come mai le novelle, i cui caratteri di compiutezza e armoniosità rivaleggiano con i più grandi capolavori, vengono pronunciate nello sconfortante panorama di una città dove tutto è ormai lamento e lutto, con la popolazione decimata dal morbo e migliaia di cadaveri insepolti per le strade? La ricerca parte, dunque, dalla necessità di dimostrare che, sempre e in ogni luogo, è proprio dal gigantesco dramma della morte che nascono i più significativi e importanti corpus narrativi del patrimonio letterario universale. Più è mostruoso il contesto che dà vita a tali opere, più esse esalteranno il piacere della vita e la necessità di contar storie.

Immerso nell’orrendo scenario della pestilenza, Boccaccio sceglie di raccontare ai sopravvissuti alcune piacevoli novelle nella lingua più nobile e raffinata. Sono passati quasi sette secoli dalla peste di Firenze e gli uomini contemporanei ormai ignorano quanto poco valesse la vita durante i giorni di quelle cicliche epidemie. Tuttavia il generoso gesto letterario di Boccaccio, mentre intorno si scatena l’apocalisse, è per noi tutti di esempio e monito: quell’atto dà garanzia che fino a quando qualcuno continuerà a ‘raccontare’ il mondo sarà salvo.

Il concerto, previsto per mercoledì 28 novembre, ore 21, in sala BanCri a Fucina Teatro, nel centro culturale La Vetreria di Pirri, vede in scena i musicisti Efisio Puddu organetto, Massimo Carnevale percussioni mandolino sulittu, Pierluigi Mattana voce chitarra e launeddas; i ballerini di ballo sardo Marina Lai e Mariano Lai, la cantante Rita Medda e la voce recitante di Rita Atzeri.

Il crogiuolo
Casa Saddi, Pirri

Per informazioni: tel. 334 8821892

info@ilcrogiuolo.eu
ilcrogiuolo@gmail.com

Direzione artistica Rita Atzeri

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